lunedì 18 dicembre 2017

Neopaganesimo: perché gli dèi sono allibiti



Articolo pubblicato su Cattedrale dei Santi Tesla e Norton I il 13/12/2017.

A tantissimi neopagani piace scherzare sul fatto che gli altri (molto spesso i parenti) li percepiscono come satanisti: una volta questo era motivo di preoccupazione, si faceva attivamente propaganda per spiegare che non era così, mentre oggi ci si può scherzare su… almeno un po’ di più.
Però in effetti avete mai provato a mettervi nei panni di una persona qualunque (non necessariamente un cattolico, ma proprio la persona qualunque) che decida di interessarsi al neopaganesimo, facendo una bella e approfondita ricerca su internet, magari contattando anche i diversi gruppi? Stabiliamo per assurdo che parta senza alcuno specifico pregiudizio. Cosa troverebbe?
«Ah, dici che non porto prove storiche a questa cosa? Be’, tua mamma è una puttana!»
«La nostra tradizione è assolutamente apolitica, per quanto si stesse meglio quando c’era LVI.»
«Solo la donna può entrare in comunione con gli dèi, per questo l’uomo la teme e la maltratta!»
«Noi adoriamo gli antichi dèi della nostra terra, la Padania, e se sei terrone non puoi adorarli con noi!»
«Il papa controlla degli alieni invisibili che ci succhiano le energie!»
«Queste sono le magie tramandatemi da mia nonna, che siano uguali a quelle della wicca è una coincidenza.»
«Ora celebreremo il rito della cabala dei druidi, che ci è arrivato dagli dèi bianchi di Atlantide!»
«Non attaccatevi troppo ai libri: io non ho mai letto nulla, le cose le ho imparate per istinto!»
«Oggi parleremo degli antichi dèi dell’Italia celtica, prima fra tutti Morgana, la dea della magia!»
«Ah, io so talmente tante cose segrete che se dovessi dirtele ti esploderebbe la testa! Per questo non lo farò.»
Tutte queste frasi non sono invenzioni, e se bazzicate abbastanza l’ambiente neopagano potete anche riconoscere chi (o il gruppo che) le ha pronunciate. E credo che sia abbastanza chiaro che hanno come denominatore comune quella che potremmo definire “devianza”: sociale, politica, accademica, e chi più ne ha più ne metta. Idee e atteggiamenti che rasentano l’assurdo, portati da persone che sono in cerca di attenzione e autocelebrazione, o che hanno fini politici (sempre di estrema destra) che cercano di nascondere dietro una parvenza devozionale. Insomma, seriamente, che idea si farebbe la persona media davanti a tutto questo? Ovviamente che il neopaganesimo è composto per lo più da spostati e da gente in malafede con tendenze violente (anche solo verbali). E non è che possa dargli torto…
So perfettamente che non sono (anzi, non siamo) tutti così, e per fortuna: tuttavia credo che sì, la maggioranza sia composta da questa gente qui, ed è un problema. Anzitutto perché con persone simili non si può discutere né trovare un’intesa, come con chiunque ritenga di aver trovato la verità ultima; la seconda è che, per il loro numero, se non diventano la “faccia” del neopaganesimo italiano, sicuramente diventano quelli che più facilmente si possono incontrare…
All’ultimo sinodo vaticaos si è anche detto che, nella maggior parte dei casi, i tizi in questione vengono da ambiti di formazione che non hanno nulla a che fare con lo studio della religione (ovvero le scienze umanistiche), e anzi che sono in genere persone che non hanno la benché minima formazione accademica.
E a questo punto domanderete: “E allora? Mica c’è bisogno di una laurea per fondare un culto!”
Ovviamente no. Ma al giorno d’oggi, vista la quantità di stronzate e bufale che circolano sul web, è soprattutto una questione di strumenti.
“Avere gli strumenti” significa avere la capacità di discernere fra loro le cose, secondo determinati canoni che si sono appresi, in questo caso, studiando antropologia, storia, letteratura e via dicendo. Se una persona legge il libro di Tommaso Braccini (professore di filologia classica a Torino) che parla dell’Aldilà secondo i Greci e i Romani, non è esattamente come leggere quello di Aradia Noctis (laureata all’Università della Vita) che parla dello stesso argomento. Ma anche ammettendo che i due autori siano, per titolo di studio, equivalenti, se uno dice che Odino è il dio norreno della conoscenza, e l’altro che è il dio egizio del sole, la persona che non sa nulla di nulla di tutto questo, crederà a uno o all’altro a seconda del suo gusto… o di quale libro gli è capitato in mano per primo.
Questa capacità di discernimento viene, come tutte le altre, dall’istruzione: per tale ragione un neopagano laureato in giurisprudenza può sapere tutto di diritto civile e penale, ma sarà convinto che Odino è il dio egizio del sole. E se la cosa viene fatta notare, apriti cielo, significherebbe che lui ha commesso un errore, equivarrebbe a renderlo uno zimbello davanti agli altri, e tutto questo significa essere ignoranti e deboli. E nessuno vuole essere ignorante e debole, quindi meglio difendere le proprie assurde posizioni fino allo sfinimento dell’“avversario”, perché tanto è religione, e la religione è indimostrabile.
Poi insomma, non vorrei dire, ma è indimostrabile fino a un certo punto: non posso dimostrarti che Odino esiste, ma posso dimostrarti che era adorato in Scandinavia e non in Egitto, non so se ci siamo capiti…
Ah, ma sia chiaro: non intendo dire che uno che non ha una laurea umanistica non possa metter su una fede decente o non possa informarsi seriamente: sto dicendo che, a quanto mi è capitato di vedere in quasi vent’anni, costoro sono una nettissimissima minoranza… E se uno è un laureato (o un professore) in qualche disciplina umanistica e non ha i suddetti strumenti, allora è semplicemente scemo, o in malafede.
Del resto lo sappiamo perfettamente tutti quanti, l’importante nel neopaganesimo non è la religione, ma la magia: questo elemento è ciò che ci rende diversi dai Cristiani, che la magia la odiano e preferiscono pregare per una grazia, fermo restando che se avviene qualcosa di palese, probabilmente è Satana. Tuttavia, per i Neopagani gli dèi servono anzitutto per ottenere cose materiali (soldi, amore, fortuna, salute), e solo poi si può pensare di rendere loro omaggio perché sì, sono ANCHE le forze che reggono l’universo, però è più importante portarsi a letto la tipa o vendicarsi del collega bastardo.
De gustibus, ognuno può scegliere un percorso più di tipo religioso o più di tipo magico, nulla di male. Se non che questa scelta spesso è anche un importante indizio di com’è la persona in questione: se uno viene a dirci che «Oggi invoco Vishnu, domani Ishtar, dopodomani Cthulhu, dopo ancora mi baserò sulla mia sola volontà, tanto l’energia è sempre energia, non importa che nome le dai, l’importante è che funzioni!», credo che abbiamo tutti capito che persona è.
C’è però un altro fattore di discernimento, che a me personalmente piace molto come metodo per distinguere il genere di neopagano che abbiamo davanti, ovvero la sete di conoscenza.
«Ma Vostra Eminenza, tutti i Neopagani sono assetati di conoscenza, altrimenti sarebbero rimasti a fare i chierichetti nelle chiese o gli sfaccendati sulla community dell’UAAR!»
Sì, ma c’è modo e modo. Ad esempio, quando uno entra a far parte di un gruppo o di una tradizione specifica, ecco che di partenza questa fornisce già tutta una serie di pratiche per ogni bisogno. Ad esempio, se un tizio decide di aderire al ricostruzionismo romano e avesse bisogno di far innamorare qualcuno, gli verrà spiegato come fare un rito in onore di Venere, dopo avergli dato la tessera di Casapound. Oppure, se aderisce a un bel gruppo pseudo-wiccano-eclettico-new age che ama lasciare mozziconi nei boschi, e avesse bisogno di salute, ecco che gli verranno spiegate le proprietà delle erbe e delle pietre per ottenerla. Insomma, a ognuno il suo, con contaminazioni, scambi di tradizioni, e tutto quanto… per non chiamarli arraffamenti indebiti giustificati malissimo.
Il punto è: se ho imparato un metodo per ottenere l’amore o la salute, mi serve saperne altri?
La risposta più logica sarebbe no: squadra che vince non si cambia. E infatti se sai già fare una cosa in un modo, saperlo fare in altri è un mero vezzo, una curiosità oziosa che al massimo può darti un’alternativa in caso di bisogno. Ma la cosa si ferma lì.
Saltiamo un attimo indietro nell’antica Roma, e vediamo la carriera religiosa di Pretestato (personaggio famoso molto vicino a Giuliano l’Apostata, e per certi versi “pagano modello”): era pontefice di Vesta e di Sole, nonché augure, nonché curiale di Ercole, e accanto a queste cariche romanissime aveva tutta una lista di iniziazioni a vari culti misterici stranieri, ovvero Mitra ed Ecate (di cui era a capo), Cibele, Dioniso, Iside e l’immancabile Eleusi.
Forse il buon Vezio era un po’ esagerato (o molto pro), ma sappiamo bene che l’attività religiosa “plurima” era molto in voga nel mondo classico, dove esistevano anche tutt’un insieme di filosofie e religioni compatibili fra loro e, laddove non c’era evidente compatibilità, la si trovava (o Gesù Cristo non sarebbe finito nei formulari magici dell’epoca). Insomma, c’è la mia tradizione d’origine, ma ce ne sono anche tante altre che posso imparare a conoscere e fare mie, anche se quella che ho già mi spiega perfettamente come riempirmi la pancia e cose simili.
Ma volendo ben vedere, una tale concezione non è nemmeno lontana da quel che dice Faust nel primo monologo, quando afferma di aver già studiato logica, medicina, diritto e teologia, e solo a quel punto approda alla magia, perché le altre scienze non l’hanno soddisfatto. E del resto i maghi della sua epoca erano figure molto ecleticche, che si dilettavano di svariate arti esoteriche, e così sono proseguite le cose, a costo di “una certa verbosità”, per citare il professor Emelius Brown. Tutto poi si è fuso in un pastrocchio da cui forse solo ora ci stiamo districando, ma questa è un’altra faccenda: ciò che importa è che la sete di conoscenza portava gli studiosi d’esoterismo a intraprendere cammini plurimi, conoscere tradizioni diverse, e saper ottenere la stessa cosa in mille modi disparati non perché servisse, ma perché era bello e soddisfacente.
Però no, se hai una tradizione è quella e solo quella, dicono tanti neopagani (in particolari i ricostruzionisti o presunti tali). E l’apice dell’imbarazzo l’ho avuto quando ho scoperto che il membro di un noto gruppo di appassionati della romanità ha pubblicato un libro sulla magia nel mondo classico, spiegando per filo e per segno come farsi in casa un bellissimo altare con il pentacolo, la coppa, la bacchetta e l’athame… pardon, la spada magnetizzata in minuatura. Proprio come i Greci e i Romani!
E se tu che stai leggendo non ti senti parte della maggioranza di questi spostati/estremisti/ignoranti/frustrati, ricorda di non smettere mai di scoprire cose nuove, di approfondire nuove vie, di conoscere nuove religioni, e di controllare che la persona di cui sta leggendo o con cui stai parlando non si sia laureata nella capanna di un dio mentre era in forma astrale…
Perché l’importante è vivere la propria religione appieno, ma se quest’appieno consiste in intrighi sul web, minacce per reati d’opinione, studio dogmatico di testi farlocchi e adorazione di un leader che vuole solo che gli si lecchino i piedi… probabilmente c’è qualcosa che non va.
Ma è solo un mio parere, eh!

Sua Eminenza Prospero
Segretario dello Stato Vaticaos
Gran Maestro dell’Ordine Serpentista
Custode della Biblioteca del Grifone Imperiale
Marchese e Visdomino di Fraticello delle Puglie

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