lunedì 25 luglio 2016

Lettera ai Neopagani

Massimo da Efeso e l'imperatore Giuliano durante un'iniziazione misterica.


Articolo del 17/07/2013

Molto tempo fa mi venne detto che ognuno avrebbe dovuto fare in modo che Dio fosse il centro della propria esistenza. Ho sempre pensato che fosse un proposito estremamente bello, ma anche estremamente difficile da attuare. Probabilmente è per questo che mi scandalizzo così tanto a vedervi come siete ora, fratelli miei.
Fermatevi un attimo a pensare a come siete diventati ciò che siete, a come vi siete votati al Divino. Cosa vi ha spinto? L’amore per esso? Vi siete sentiti chiamati in sogno, avete udito una voce nel vento o dentro il vostro cuore? Se è così, siete molto fortunati, oppure mentite anche a voi stessi.
La verità, fratelli, la sappiamo bene tutti quanti: potete aver scelto la vostra strada per innumerevoli motivi, ma l’amore per gli dèi (uno o molti, antichi o nuovi, non ha importanza) è stata una causa fra le altre, non certo la preponderante. Guardatevi allo specchio e chiedetevelo: cosa vi ha spinto? La vendetta, il rancore nei confronti di qualcuno o di molti? La superbia, e il desiderio di poter manifestare ancora più apertamente quanto vi sentite speciali? O ancora l’invidia verso chi odiavate o ammiravate, o l’ossessivo desiderio di comprendere sempre di più, per poter operare incanti e miracoli, di modo che gli altri vi glorificassero e attendessero solo un vostro cenno?
Già vi sento dire: «No, io sono stato chiamato per davvero!», «No, io discendo da una famiglia di sapienti!», «No, in un’altra vita sono stato un uomo sacro!»
Quanto siete ipocriti, fratelli miei. La verità, e la sappiamo tutti, è che non è così che sono andate le cose, all’inizio. Agli albori del vostro percorso non ci sono stati dèi, oracoli o rivelazioni, ma solo un desiderio vizioso che vi ha spinto in quella direzione. Gli dèi, gli oracoli e le rivelazioni sono arrivati dopo, quando ormai avevate già iniziato a pianificare tutto. E anche io, certo, sono come voi.
Ma non dovete crucciarvi o vergognarvi per questo: ciò che nasce dal vizio può diventare una virtù fra le più splendide, ma solo se viene coltivata. La state coltivando?
Di nuovo, coloro fra voi che risponderanno di sì, sono davvero benedetti, o davvero bugiardi. E molti di coloro che si credono benedetti sono solo dei bugiardi migliori degli altri.
Io oggi non vedo nessuno che si distingua per virtù, per amore verso i propri fratelli e devozione verso gli dèi: coloro che davvero desiderano onorare il Divino, con tutto il cuore e con tutta l’anima, già lo fanno lontano da voi. Non vi sorprende, questo? Non ci avete mai pensato? Sono certo che ognuno di voi, fratelli miei, conosce almeno una di queste persone.
Perché vi evitano, chiedete voi?
Perché siete sempre intenti a costruirvi pulpiti sui quali salire, al solo scopo di mostrarvi sempre più in alto, come se la vostra sola voce potesse bastare al mondo intero. Tu, fratello maggiore, ormai convinto di possedere ogni genere di verità, che detesti tutti coloro che parlano: potrà mai la tua voce essere l’unica? E tu, fratello minore, che già sai di possedere il vero, come sei lesto a salire sul tuo, di pulpito.
E in tutte queste lotte, in tutto questo fragore, dietro a tutte queste maschere fin troppo facili da indossare, dove sono gli dèi? Che ruolo hanno gli dèi in tutto ciò?
Voi dovreste essere uomini sacri, tutti, nessuno escluso. Avete scelto di consacrare la vostra intera vita al Divino, eppure per come vi comportate mi parete, fratelli, più simili a un branco di lupi che desidera solo divorare chi gli sta di fronte. E no, in nessun modo il massacro dei propri fratelli può essere giustificato, in nessun modo.
L’essere umano, forse lo avrete capito, è la creatura più splendida e più perfida. Se lo avete compreso, allora perché siete la seconda cosa, e non vi sforzate di essere la prima? Davvero non volete essere voi a fare il primo passo verso il miglioramento?
Non voglio che crediate a me, io non ho autorità alcuna per dirvi come comportarvi. Ma voglio che lo chiediate ai vostri dèi. Voglio che interpelliate loro su come comportarvi.
Lo avete mai fatto? Forse sì, forse no. Forse avete solo creduto di farlo.
Andate in chiesa, e rifugiatevi senza timore nella sacra pace che vi aleggia; acquattatevi in un bosco a notte fonda, gemendo di terrore davanti ai rumori della selva e della tenebra; correte a perdifiato durante un temporale, facendovi inondare dalla forza degli elementi; passate un’intera nottata a base di sesso, alcol e suono di tamburo; oppure passeggiate per la città, parlando con persone e raccogliendo oggetti. In tutto questo, non dimenticate mai di invocare gli dèi.
Non lo si fa mai abbastanza, fratelli miei. Davvero mai abbastanza.
Non è complicato. Essi giungono da soli, e se non giungono basta soltanto chiamarli: sono sempre lì, in attesa che qualcuno di noi rivolga verso di loro il suo sguardo.
Se siamo nati dallo sterco, possiamo diventare splendenti come stelle. Non ha senso restare nello sterco, vi pare? Perché ognuno di noi ha un percorso diverso, ma l’odio, quello non appartiene a nessuno. E se nulla di tutto ciò fosse vero, la virtù stessa basterebbe a renderci felici.

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